Una volta oltrepassato il cancello, forse anche prima, l’antica cava si offre al nostro sguardo. Essa evoca attività febbrili anche lontanissime nel tempo.
Queste attività sembrano essere sedimentate a strati sovrapposti come la pietra rosa che qui si estrae da tempi immemorabili, di tipica "sedimentazione marnosa" al 60% carbonato e 40% di silicio.
La sua estrazione è ormai cessata ma talvolta, per salvaguardare quel “tempo pietrificato su strade ed edifici”, quando serve per restaurare le antiche opere murarie della città, il Comune ne consente l’estrazione con l’avvallo della Soprintendenza.
La cava è dunque utile e magica, un antico recinto (un temenos) votato a riti contemporanei.
Qui la pietra sembra pesare su se stessa e sul terreno rendendolo più solido, lasciando che la rupe dalle pareti irte e scoscese sovrasti le persone e le cose, si confronti con gli edifici e col paesaggio a perdita d’occhio, ritta, imponente, davanti ad altre montagne e colline, a custodire una pianura che se ne sta (molto più sotto) quieta e rassicurante e rigogliosa.
In questo spazio ritagliato nella roccia, tutto un fiorire di laboratori e mense per artisti, viandanti e stanziali, collezionisti ed amatori.
Pietra chiama pietra, per questo troviamo marmi e rocce colorate provenienti da altrove, con altri colori, strutture, grana. Convivono, pronte per essere manipolate con la loro forza quieta e affatto remissiva. Restie e refrattarie, mai sottomesse, espressive per resistenza. Tanto più difficile sarà stato domarle, tanto più forte sarà l’effetto che sprigioneranno, con una potenza a lungo sopita.
In fondo, la scultura, come ogni altra forma d’arte, chiede alla materia di negoziare con la forma, per poter dar luogo ad un’espressione. Quando l’artista compie un gesto che si imprime con forza sulla materia, essa reagisce, oppone resistenza. Solo ad un certo punto l’opera si compie, prende corpo, acquista una fisionomia ed un’espressione di quella forza dalla “persistente intensità” in cui si cristallizza il gesto e l’emozione dello scultore che, con le mani o gli attrezzi, si è battuto con la pietra, senza riuscire a vincerla del tutto.